giovedì 25 febbraio 2010

Il "cortile dei gentili"

Federico Lombardi SJ
Direttore della Sala stampa vaticana e della Radio Vaticana
24 dicembre 2009 
“Al dialogo con le religioni deve oggi aggiungersi soprattutto il dialogo con coloro per i quali la religione è una cosa estranea, ai quali Dio è sconosciuto e che, tuttavia, non vorrebbero rimanere semplicemente senza Dio, ma avvicinarlo almeno come Sconosciuto”. L’ultima parte del discorso del Papa alla Curia Romana è quella che certamente ha colpito di più. Vivendo in un mondo largamente secolarizzato e in cui la fede appare sempre più difficile, sono parole di cui avevamo bisogno. Il Papa ricorda che Gesù sgombera con passione dagli affari materiali un grande cortile del tempio – quello detto “dei gentili”, dei non appartenenti al popolo ebraico – proprio perché ci possa essere un luogo di preghiera aperto a coloro che “conoscono Dio soltanto da lontano, che sono scontenti con i loro dèi, riti, miti; che desiderano il Puro e il Grande, anche se Dio rimane per loro il “Dio ignoto”. Il Papa è riuscito a far capire che “le persone che si ritengono agnostiche o atee, devono stare a cuore a noi credenti”; e questo rispettando la loro libertà di pensiero e di volontà, rispettando il loro non voler essere considerate “oggetto di missione” da parte nostra. Non sempre le nostre parole lasciano intendere questo rispetto. E tuttavia esse devono sentirci – come singoli e come comunità - cordialmente vicini, amichevoli esperti nel riconoscere il continuo tornare della domanda su Dio come essenziale all’esistenza umana, nostalgia profonda di amore e di luce. La contemplazione dell’Incarnazione, che è insieme rivelazione e mistero, ci educhi a questa duplice amicizia con Dio e con l’uomo che non lo conosce.