lunedì 8 marzo 2010

La finestra sul cortile dei gentili si apre a Parigi, laica e spirituale insieme

Paolo Rodari
3 marzo 2010 - Il Foglio
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La location del primo incontro è già stata decisa: Parigi. Perché la Francia è terra laica e di ricerca spirituale assieme, dove non a caso – dicono al pontificio consiglio della Cultura guidato dall’arcivescovo Gianfranco Ravasi – è nato e cresciuto André Comte-Sponville, il filosofo e accademico francese che ha scritto “Lo spirito dell’ateismo: introduzione a una spiritualità senza Dio”, un testo dove si ricorda che la spiritualità non appartiene soltanto ai credenti. Anche coloro che non hanno fede possono accedervi. All’appuntamento di Parigi il prossimo autunno però, non sarà Comte-Sponville l’ospite d’onore, bensì la linguista e psicanalista Julia Kristeva, anch’essa non credente seppure sensibile e attenta al tema di Dio. Più in là, e cioè oltre l’idea di un incontro in terra di Francia, monsignor Ravasi non è ancora andato. Eppure già questo non è poco se si pensa che è stato soltanto il 21 dicembre scorso che Benedetto XVI, nell’importante e tradizionale discorso rivolto alla curia romana per gli auguri di fine anno, auspicava che la chiesa si facesse promotrice dell’apertura di un vero e proprio “cortile dei gentili”.

sabato 27 febbraio 2010

Verso un nuovo Areopago

a cura di Lorenzo Fazzini
25 Febbraio 2010 - Avvenire
La Santa Sede annuncia uno scambio stabile tra laici e cattolici; l’intellettuale non credente domanda nuove iniziative di dialogo. Mons. Gianfranco Ravasi: «In una Fondazione strutturiamo il confronto» - Giuliano Amato: «Incontriamoci, cattolici fiduciosi e laici aperti»

Mons. Gianfranco Ravasi: «In una Fondazione strutturiamo il confronto»
«ll nostro dicastero sta organizzando una Fondazione intitolata "Il cortile dei gentili" che si ispira al discorso del Papa alla Curia a dicembre». L’annuncio è di monsignor Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio per la cultura. Una prima concretizzazione dell’auspicio di Benedetto XVI per un rinnovato dialogo con gli uomini e le donne che non credono ma vogliono avvicinare Dio.
Quali gli obiettivi di questo nuovo ente?
«Primo, creare una rete di persone agnostiche o atee che accettino il dialogo e entrino come membri nella Fondazione e quindi del nostro dicastero. Inoltre, vogliamo avviare contatti con organizzazioni atee per avviare un confronto (non certo con l’Uaar italiana, che è folcloristica). Terzo, studiare lo spazio della spiritualità dei senza Dio su cui aveva già indagato la Cattedra dei non credenti del cardinale Martini a Milano. Infine, sviluppare i temi del rapporto tra religione, società, pace e natura. Vorremmo, con questa iniziativa, aiutare tutti ad uscire da una concezione povera del credere, far capire che la teologia ha dignità scientifica e statuto epistemologico.

Oltre pragmatismo e secolarizzazione distruttiva

di Vannino Chiti
in “Avvenire” del 26 febbraio 2010

Esiste una questione di prima grandezza nella politica del nostro tempo: quella del confronto con la fede religiosa. Si riferisce al necessario rinnovamento della cultura politica, anche per le forze progressiste, e al fatto che esso si incontra con la laicità e con i diritti. Di fronte a noi vi è il compito di contribuire a realizzare un nuovo umanesimo, che comprenda e liberi la persona nella molteplice ricchezza delle sue dimensioni. L’Occidente ha collocato la persona in una dimensione esclusivamente materialistica, cancellando ogni riferimento al trascendente e attribuendo legittimità solo alla sfera – pur fondamentale – dei fenomeni empiricamente dimostrabili. Ma Il senso della vita non risiede esclusivamente in essi: ci incalzano le domande sulla sua origine ultima e su un futuro dopo la morte. La risposta a queste domande non è una sola: né può essere imposta dall’autorità dello Stato. È affidata alla nostra libertà e responsabilità. La libertà religiosa è parte integrante della libertà. Nella società deve essere garantito il pluralismo delle fedi e delle culture non religiose, senza discriminazioni, in una comune ricerca di fondamenti e azioni che aiutino la persona a realizzarsi, a vivere con dignità. Serve perciò ben altro che la libertà di culto: è il processo di secolarizzazione che deve essere affrontato in termini nuovi. La società di domani non può fondarsi sulla semplice riammissione delle fedi religiose nella dimensione della modernità, dopo che per una fase non breve erano state ritenute sopravvivenze arcaiche. Vorrei che il mio partito, il Pd, sentisse come suo l’obiettivo di superare una secolarizzazione distruttiva, che ha emarginato le fedi religiose: in questo sta una delle sue ragioni fondative. Non è il più il tempo del semplice pragmatismo quotidiano.